"Natale e poi" di Teresa Capezzuto

È il primo libro natalizio dall’autrice bergamasca



L’autrice bergamasca Teresa Capezzuto firma il libro natalizio per bambine e bambini Natale e poi accompagnato dalle simpatiche immagini create dall’illustratrice Valentina Vanasia. Il libro fa parte della nuova collana Fruts dai sei anni di L’Orto della Cultura Editore e contiene, con una cornice spaziale di curiosi alieni, i racconti intitolati Strano caldo fra i ghiacci e La formidabile Blue.

Cosa accadrebbe se degli extraterrestri arrivassero sulla Terra proprio il 24 dicembre? Un finimondo? Ma no! Scoprirebbero il vero spirito del Natale, che è fatto di fratellanza, aiuto reciproco e molta gioia.

“Le storie si dipanano fra ecologia e stupore incantato, attraendo l’attenzione di un simpatico gruppo di alieni, giunto dall’altra parte dell’Universo grazie all’annuncio delle stelle - racconta la scrittrice Teresa Capezzuto –. I racconti si rivolgono a ognuno di noi, in chiave ecologica ed interculturale: nel primo al centro c’è il surriscaldamento globale con i suoi effetti, nel secondo si pone l’accento sulla nascita e il bambino che arriva. Il senso di stupore e dell’inaspettato si mescola ad avventure divertenti e dinamiche… per accendere il cuore dei bambini a Natale e poi, per tutto l’anno”.




In Strano caldo fra i ghiacci la casa di Babbo Natale rischia di venire sommersa, mentre l’acqua sale per via del surriscaldamento globale. Riusciranno gli elfi, la Grande Maestra dell’Ordine dei 7 Cuori e tutti gli altri simpatici personaggi a portare a termine la missione salva-freddo? In La formidabile Blue saltiamo avanti nel tempo, in compagnia della coraggiosa ragazzina. Blue, decisa a scoprire cos’è il vero Natale, sale in sella al suo speciale drone ultimo modello e compie un viaggio ricco di scoperte.

“Desidero ringraziare Stella Nosella, responsabile editoriale letteratura per l’Infanzia Italia - Estero e la direttrice editoriale Maura Pontoni di L’Orto della Cultura Editore, con cui ho pubblicato anche il romanzo per giovani lettori #LoveTutorial – aggiunge Teresa Capezzuto - Natale e poi è il mio primo libro a ispirazione natalizia e sono contenta che stia ottenendo un buon riscontro presso i giovani lettori e le loro famiglie”.

Per maggiori dettagli, il sito dell’autrice è www.teresacapezzuto.it. Sito Web autrice: www.teresacapezzuto.it Video: www.youtube.com/TeresaCapezzutoautrice La casa editrice: https://www.ortodellacultura.it/book_author/teresa-capezzuto/


La scheda

Titolo: Natale e poi

Autrice: Teresa Capezzuto

Illustratrice: Valentina Vanasia

L’Orto della Cultura Editore

ISBN 979-12-5473-048-5

Pagine: 60

Prezzo: € 13,00

Edizione: 2022

Formato: 135x185

Collana: Fruts


 Riccardo Oliverio, che abbiamo già incontrato su questo blog in occasione del suo esordio letterario, è nato a Bergamo nel 1954, dove vive da sempre.

Negli ultimi tempi si è dedicato alla scrittura di questo secondo romanzo romanzo, che segue - ELVIRA- edito da Lubrina Bramani di Bergamo, e per il quale detiene i diritti d’autore. La scoperta della passione per la scrittura s'intensifica, concluso il suo percorso lavorativo di dirigente e poi freelance di una società di distribuzione siderurgica. Inoltre, ama fotografare, esaltando il lato emotivo dell’immagine, sensazione che vuole  ricercare anche nella stesura di questi  romanzi.

Iniziamo il nostro incontro con la lettura dell'incipit del suo nuovo romanzo, ESTER.

"Nella mia vita mi sono sempre innamorato facilmente e quella sera, non facevo eccezione, ero completamente stregato da lei. L’avrei ascoltata per tutta la notte a dispetto del desiderio che mi aveva fatto nascere. La sua storia aveva dell’incredibile e la serata, in quella splendida cornice, si preannunciava emozionante. Eppure… c’era qualcosa di inquietante."

"Cosa c’è di tanto inquietante in questo nuovo libro?" chiediamo subito.

"Nella stesura, mi era parso evidente che alcuni argomenti fossero rimasti ancora in sospeso. Con questo romanzo c’è la possibilità di fare chiarezza."

"Dunque questo è il seguito di ELVIRA?"

"Non esattamente. Più che un sequel, lo considero uno - spin-off- nel senso che il libro lo si può sfogliare da solo, tuttavia chi avrà letto anche il romanzo precedente, troverà maggior soddisfazione."

"Anche questo è ambientato a Bergamo. Cosa rappresenta per te questa città?"

"Bergamo è per me  come ventre materno. Amo la mia città e non faccio fatica a descriverla con passione. Cerco di farlo in modo fotografico, altra mia attrazione, cercando i toni e le caratteristiche che la caratterizzano. Il romanzo, assolutamente frutto della fantasia, si snoda tra le vie della città e la percorre nello sforzo di poterla descrivere quasi con immagini. Dove tutto invece è realtà."

"Ne deduco quindi che la copertina del libro sia stata scattata a Bergamo" lo incalzo allora.

"Esattamente. Sotto il mio suggerimento, l’abitazione che si vede alle spalle della bella ragazza è proprio l’ambiente dove si svolgono i fatti che descrivo. La casa esiste davvero ed è stata il vero motivo ispiratore. Ho eseguito una lunga ricerca, coinvolgendo anche appassionati di un noto blog bergamasco. Ho dedicato infine a mio padre il mio componimento per la storia che avevo ascoltato da lui, nel suo ufficio, quando avevo solo otto anni. Sono trascorsi tanti anni fa, ma la vicenda misteriosa ben si adatta al luogo altrettanto ricco di mistero."

"Tuttavia" noto, "descrivi un altro luogo che non mi pare sia a Bergamo. Dove si trova?"

"Durante la stesura della narrazione, avevo bisogno di descrivere un luogo mistico e così ricercando mi sono imbattuto in un santuario che nemmeno io conoscevo. È il santuario della Madonna di Prada a Mapello, una gradevolissima scoperta."

"Anche in questo romanzo" concludo, "la donna svolge un ruolo fondamentale."

"Sono sempre stato femminista e ritengo che oggi più che mai sia necessario riconoscere un ruolo paritetico alla donna, soprattutto cancellando dalle notizie quotidiane la lunga lista di femminicidi impuniti. In questo libro parlo dell’emancipazione e dell’amore della donna."

Ringrazio Riccardo per l'intervista augurandogli, come sempre, il giusto tributo di lettori a questa sua nuova fatica letteraria.

Incontro Sara Filice, giovane autrice calabrese conosciuta in Bergamasca poco tempo fa, che tra le mani tiene con orgoglio il suo romanzo "FIGLI DELLA LUNA - Bimbi perduti", uscito da pochi mesi. E' un libro importante, oltre 400 pagine, ambientato in un luogo particolare - le campagne d'Inghilterra - e soprattutto in un'epoca ancor più particolare, i primi anni dell'Ottocento. Di fatto, una vicenda di due secoli fa. E' la storia di due fratelli che non sanno di esserlo, che lotteranno insieme per diventare grandi attraversando un'epoca difficile, cercando di ritagliarsi un mondo in cui vivere liberi la loro infanzia; in una società ancora troppo legata a tradizioni e pregiudizi, che rifiuta il diverso e rinnega i sogni in nome della virtù morale. Senza una guida, ma uniti da un legame che è destinato a sopravvivere al tempo.

Le chiedo perché si sia dedicata a un'opera così impegnativa. Innanzitutto, sono rimasto colpito dal livello qualitativo della tua scrittura. A fronte di giovani che ormai si esprimono con pochissime parole, ho invece trovato il tuo libro anche "bello" sul piano stilistico, scritto in una lingua ricca e oserei dire 'colta'. Questo immagino derivi dalle tue letture, alle quali devi aver dedicato molta attenzione. Quindi, quali sono i tuoi autori preferiti?

"Apprezzo molto le letture in cui il personaggio cresce e si sviluppa, anche se come credo tutti i giovani mi sono avvicinata alla lettura grazie al fantasy, ho una passione per gli storici ambientati nel medioevo. I miei maestri di questo genere sono Bernard Cornwell, autore della quadrilogia che narra le avventure dell'arciere inglese Thomas di Hookton durante la sua militanza nella guerra dei cento anni; e poi la nostra Carla Maria Russo, autrice della Sposa Normanna, un affascinante affresco sulla vita di Costanza d'Altavilla, madre di Federico II di Svevia. Comunque i primi libri che ho letto non si scordano mai, e hanno ancora un posto speciale nel mio cuore. La caverna del tuono, Pasta di drago, Zanna bianca e Il figlio dei ghiacci, ma anche il ciclo della fondazione di Asimov e titoli di autori sconosciuti qui in Italia, come La lista dei desideri dimenticati o L'angelo di Marchmont Hall."

Mi pare di aver percepito che questa tua opera abbia anche avuto un ruolo taumaturgico, che ti ha permesso di superare qualche momento difficile della tua vita.

"Sì esatto. Tutto Figli della Luna nasce grazie a Victor, uno dei due protagonisti, che con la sua inarrestabile forza mi ha fatto ritrovare la voglia di scrivere dopo tre anni di stop causato da alcuni problemi con una casa editrice. Victor mi ha aiutato a ritrovare la passione per la scrittura ma non solo, grazie a lui ho letteralmente sbloccato la mia vita, che è cambiata da quel momento in poi. Per questo ho sentito il bisogno di donare a sempre più lettori figli della luna, perché chi come me sta affrontando una qualunque crisi riesca a trovare nella forza di Victor quella scintilla necessaria a ricominciare."

Venendo al libro, mi ha incuriosito la scelta del tempo e del luogo delle vicende narrate. Non penso sia stato casuale...  sei forse appassionata di storia inglese di due secoli fa?

"La storia inglese mi ha sempre affascinato, mi sento molto vicina a questo paese pur non essendoci mai stata e ho sempre letto con interesse ogni romanzo ambientato lì. In particolar modo per Figli della luna mi sono ispirata a un altro grande romanzo della letteratura Vittoriana, ovvero Cime tempestose di Emilie Bronte. Ma la mia suggestione nasce per la prima volta dopo aver letto Il Ritratto di Dorian Gray sui banchi di scuola."

Questo romanzo propone diverse tematiche, le principali delle quali secondo me sono due: il rifiuto del diverso, rappresentato dall'albinismo - piaga peraltro ancora presente al giorno d'oggi - e l'amore fraterno, che muove la storia dei due protagonisti. Ma sottotraccia ve ne sono altre: puoi brevemente accennarle?

"Certo. Come ti dicevo prima, ho creato questo romanzo affinché chiunque possa trovare forza nelle vicende dei protagonisti e dei personaggi che ruotano loro attorno. Per questo ho deciso di parlare di temi sempre più attuali al giorno d'oggi, come la povertà, la violenza contro le donne, l'immigrazione, il bullismo. Quasi tutti temi che, in modo più o meno grave, mi hanno toccato da vicino."

Ultima domanda, che non può mancare per una giovane scrittrice: quali sono i tuoi progetti futuri? Stai magari pensando a un seguito de I figli della luna?

"Progetti ne ho tanti. Innanzitutto sto per ultimare il seguito di Figli della Luna, dal titolo La Fiamma e il Corvo. Dopo questo ci sarà l'ultimo volume della trilogia e poi mi dedicherò a un'altra storia che avevo nel cassetto da un po' e che forse stavolta riuscirò a regalare ai lettori. Di certo il mio progetto più grande è quello di continuare a raccontare, vedremo cosa mi riserva il futuro."

Ringrazio Sara e le auguro il miglior proseguimento della sua carriera di scrittrice. 


 

Il testo “La costruzione della Privilegiata Strada ferrata Ferdinandea Lombardo-Veneta da Milano a Venezia”, realizzato dall'amico Claudio Tognozzi che già ha frequentato questo blog, racconta la realizzazione della ferrovia Milano-Venezia. Corredato da molte illustrazioni e cartografie, e con l’aggiunta di interessanti contributi tratti da libri e riviste ottocentesche, i cui testi sono qui evidenziati da pagine con un fondino giallo-antico, l'opera si rivolge agli autentici appassionati di storia e di sviluppo della tecnica degli ultimi due secoli. In Italia, le prime strade ferrate sorsero sotto la spinta di una non ancora ben definita modernizzazione o per motivi di prestigio. Addirittura, lo stimolo iniziale dei regnanti locali per costruire le due prime ferrovie italiane a Napoli e a Milano fu quello di trarne un mero vantaggio personale, cioè quello di recarsi comodamente alla propria reggia di villeggiatura.

All’anno 1840, ben 11 anni dopo la nascita della prima ferrovia inglese, in tutto il nord Italia esisteva solo la piccola tratta Milano-Monza di 13 chilometri. La grande costruzione della “Ferrovia Ferdinandea” che collegava Milano con Venezia, voluta e finanziata dall’Austria, iniziò nel 1841 e si concluse ufficialmente nel 1857. In pratica, 16 anni di lavori, con serrate discussioni sulle grandi opere, come il viadotto sulla Laguna veneta, e anche sul percorso, come la contrastata questione del passaggio per Bergamo, che per un decennio fermò a Treviglio la linea sul lato milanese; inoltre, lo scoppio della guerra d’indipendenza del 1848 che ne rallentò l’opera. Poi il Regno d’Italia, con le vittoriose guerre d’indipendenza del 1859 e 1866, la acquisì totalmente... e gratis! 

Tra i pochi ma significativi interventi del nuovo regno ci fu la nuova Stazione centrale di Milano del 1865, con il riassetto del sistema ferroviario della città, e la bretella Treviglio-Rovato del 1878, che tagliò Bergamo, abbreviando di 19 km il percorso.
Nell’ultima parte del libro è riportato il corposo racconto di uno scrittore, Matteo Benvenuti, che nel 1875 compì un viaggio sulla ferrovia Milano-Venezia, cogliendo l’occasione per descrivere, nello stile narrativo dei tempi, la storia e la geografia, l’architettura e l’arte, l’economia e la politica di tutte le province, città e località toccate dal treno, regalandoci così una preziosa e gradevole “guida turistica” dell’epoca.



Il libro è acquistabile su Amazon, a questo link:
https://www.amazon.it/dp/B0B147SJ6F?ref_=pe_3052080_397514860

 I FIABABBRACCI



L’ho sfogliato con curiosità e, pagina dopo pagina, la mia prima impressione è questa: “I fiababbracci” davvero è una storia interattiva consigliata per tutti i piccoli che adorano fare, toccare, creare, farsi catturare dalla musicalità del testo e da immagini allegre, mentre ci parla di abbracci e incontri speciali. Questo è il nuovo albo illustrato dell’autrice bergamasca Teresa Capezzuto. 

Insegnante e giornalista, poetessa e scrittrice di narrativa, con attenzione alla letteratura per bambini e ragazzi, Teresa questa volta ha deciso di puntare tutto sugli abbracci. La incontriamo di nuovo su questo blog, dove è già stata ospite in passato, per una breve chiacchierata riguardo alla sua ultima fatica narrativa.

"Ben ritrovata, Teresa! Ce ne sono tanti di abbracci in questo albo, con le allegre illustrazioni di Albertina Neri, pubblicato da Edizioni il Ciliegio."

"Sì, è un gesto d’affetto da riscoprire, con tanta creatività" risponde con un sorriso. Alle sue spalle, la locandina di TreviglioLibri, che la vedrà presente il secondo weekend di settembre sotto i portici di via Matteotti della capitale della Bassa. "Questa avventura interattiva da leggere ad alta voce fa giocare i piccoli con le pagine, il corpo e la voce, insieme agli animali del mondo. Il carattere interattivo mantiene vivo l’interesse dei bambini, mentre giocano sfogliando il libro con elefanti, talpe, topini, ricci e tante altre creature."


"Quale messaggio vuoi lanciare con I fiababbracci?"

"Emblematica è la microstoria finale. Rappresenta una sorellina e un fratellino stretti alla loro mamma in un abbraccio intrecciato, volendo accrescere la confidenza dei più piccoli con questo gesto di estrema vicinanza fisica e contatto: l’abbraccio appunto dalle mille sfaccettature, pieno di dolcezza e affetto, che è alla base di relazioni positive lungo il percorso della nostra intera vita.”

"Dopo le sillogi poetiche Autentica e Particolare, il romanzo per ragazzi #LoveTutorial, il racconto interattivo per la scuola primaria Gol alle porte del Sahara, gli albi per un pubblico prescolare La giornata è più bella, La banda delle scope e Mi piace tanto, ora proponi un nuovo albo per piccolissimi."

"Il libro fa parte della nuova collana Ciliegine dai due anni di Edizioni il Ciliegio" spiega nel concludere, "ed è caratterizzato dall’interattività piena di curiose scoperte, rassicurante musicalità del testo e colori vivaci. Ai più grandi, invece, può far riscoprire la bellezza di un abbraccio…"

La ringraziamo e le auguriamo nuovi traguardi. Per quanti volessero tenersi aggiornati sulle sue pubblicazioni, questi sono i riferimenti del suo sito personale: 

www.teresacapezzuto.it

canale www.youtube.com/TeresaCapezzutoautrice



                                                      A "CUORE APERTO"


Questa volta vi presento una giovane dalla grandissima forza d’animo, Sana El Aoud, che ringrazio per aver condiviso la sua storia.

La sua malattia cardiaca inizia a presentarsi intorno agli 8 anni e prosegue per altri 4, finché il padre prende l’ardua decisione di portarla in Italia, visto che le cure fino a quel momento ricevute in Marocco non erano state sufficienti.

Dopo un trapianto di cuore, la sua vita cambia per sempre: pur dovendo assumere farmaci antirigetto tutti i giorni, con il cortisone che la gonfia molto, dopo circa 3 mesi riprende a studiare e andare in bici. Riesce insomma ad avere una vita “quasi” come quella dei suoi coetanei, aiutata anche dai suoi cardiologi con cui ha creato un legame indissolubile.

Nell’agosto 2020 viene colpita da una forte polmonite che viene curata con terapie durissime, antibiotici, diuretici e molti altri farmaci nefrotossici: come conseguenza i reni iniziano a perdere la loro funzionalità andando ad appesantire anche il lavoro del cuore, già non proprio in stato ottimale.

Alla fine, deve accettare di subire un trattamento di dialisi, che le permette recuperare la serenità, che è la prima terapia.

A chi inizia un percorso di dialisi, Sana suggerisce di accettare la situazione così come è, di non sentirsi condannati ma adattare la propria vita a questo nuovo vincolo, cercando sempre il conforto in persone fidate.

Infine, Sana vuole rivolgere un appello per la sensibilizzazione sull’importanza della donazione di organi, per la quale trova vi sia ancora tanto, troppo, scetticismo e disinformazione. Perché donare è un atto d’amore: chiunque nel proprio piccolo può diffonderne l’importanza, contribuendo alla possibilità di accorciare le lunghe liste di attesa.

A noi, Sana ha rilasciato una breve intervista che riportiamo.

1) Raccontaci da quale Paese provieni, da quanti anni sei in Italia e perché ti trovi qui.

Sono nata in Marocco e sono in Italia dal 2001. Sono venuta con mio padre per cure mediche. 

2) La tua prima sensazione quando ti hanno comunicato che avresti dovuto subire un trapianto: paura o speranza? 

Rabbia. L’ho vissuta come una cosa ingiusta, crudele, emotivamente una sconfitta.

3) Come ti sei trovata in Italia negli anni successivi all’operazione? Hai subito forme di razzismo, magari non esplicite, per la tua provenienza o per motivi religiosi?

Sì naturalmente. Le discriminazioni sono ovunque, l’importante è scindere l’amore delle persone vere che io ho avuto la fortuna di incontrare. 

4) Oggi la tua famiglia come è composta? Che attività svolgi?

Io e mio marito. La mia famiglia finalmente è venuta in Italia nel 2014 e li vedo due o tre volte all’anno. 

5) Purtroppo, ti si sono presentati altri problemi di salute. Come li vivi, ancora tra paura e speranza o l’esperienza precedente ti ha cambiata?

Non si è mai pronti di fronte al dolore. Ho sofferto ancora, parecchio. Paure e notti insonni nuovamente si sono affacciati alla mia vita. Dopo alcuni mesi di turbinio emotivo ho deciso di accettare la situazione perché non avevo scelta. 

6) Hai scritto un libro sulla tua vita, intitolato Cuore aperto. È un’idea che ti ha suggerito qualcuno o ti sei mossa da sola? Qualcuno ti ha aiutato e seguito nella stesura?

È stata un idea mia incoraggiata da molte persone che mi circondano. Sì, mi ha aiutato mio marito e una mia amica. Non tanto nella stesura del testo quanto nel farmi le domande affinché io approfondissi meglio il racconto. 

7) Come vedi il tuo prossimo futuro e anche quello… più lontano. Scriverai ancora?

Lo vedo rosa. Mi vedo Sana e forte, realizzata e serena. La dialisi è solo un ricordo lontano, sono libera, vivo in mezzo al verde con mio marito e, idealizzando il mio futuro ideale, anche con i nostri figli. 


 LE STORIE DEL CORVO: un libro che è un blog, un blog che è un... LIBRO CHE NON SAI


Difficile incontrare un uomo così appassionato di libri e scrittura come il poliedrico Carlo Crescitelli. Avellinese, quasi sessantenne, così si descrive: “In parallelo ad altre attività professionali, ho praticato la scrittura sin da giovane: racconti, romanzi, saggi, articoli, blog, sceneggiature. Opero ad oggi all'interno dell’associazione culturale “Riscontri”, per conto della quale curo la pubblicazione di raccolte antologiche, tengo rubriche di attualità editoriali, effettuo interviste, scrivo recensioni, conduco videoappuntamenti social."

La sua ultima fatica s’intitola “Le storie del corvo”, primo thriller direttamente pubblicato sul blog dell’autore.

Gli chiediamo il perché di questa scelta.

“Perché ho scelto di pubblicare interattivamente via blog questo mio nuovo lavoro, invece di veicolarlo attraverso il consueto canale ufficiale del libro e delle librerie? Perché mai come stavolta volevo sentirmi libero, non dovermi confrontare con pastoie, vincoli, limiti, conformità, rischi di indifferenza dietro l’angolo. Stavolta volevo essere io, proprio io e soltanto io, in prima persona e senza filtri, a conservare, tenere ben saldo il controllo di come avrei di volta in volta dialogato con il mio pubblico. Anche a costo di sacrificare qualche prospettiva commerciale; ma si sa, può succedere, se senti di avere davvero qualcosa da dire.”

E quindi come hai proceduto?

“È nato così il mio blog IL LIBRO CHE NON SAI, con il doppio obiettivo e la doppia funzione di fungere da mio personalissimo osservatorio e forum di discussione sullo stato dell’arte e di salute della nostra editoria indipendente, e contemporaneamente di proporre una versione alternativa a puntate, riscritta appositamente per la nuova veste web scelta, di un mio noir inedito sinora abbastanza apprezzato e richiesto, ma forse non ancora fino in fondo ben capito in tutto il suo potenziale espressivo.”   


Sbaglio o potremmo definirlo un “legal thriller?"

“Mio padre era un magistrato. Uno di quelli che nella giustizia ci ha sempre creduto. E io, da bambino e poi da ragazzo, respiravo in casa la sua delusione, la sua voglia di fare di più che emettere sentenze a misfatti e disastri compiuti, il suo desiderio di essere parte attiva di una società migliore, che non si limitasse a sanzionare ex post, ma provasse invece a capire, educare, accompagnare. 
Il protagonista del mio romanzo, diversamente da papà che fu un giudice appassionato per tutta la sua vita, decide invece di gettare la toga alle ortiche, di uscire da un ruolo in cui si ritrova scomodo e impotente, mentre, fuori dall’aula giudiziaria, la vita continua imperterrita e spietata. E di fare a modo suo quel che può per le vittime: per tutte le vittime, da ambo le parti, per chi ha dovuto subire suo malgrado la mannaia di un destino di violenze e di sangue, e per chi è stato suo malgrado ridotto ai reati che lo macchiano e lo marchiano. Ha deciso di raccontare tutto questo: di raccontare LE STORIE DEL CORVO.”

Come affrontare allora una narrazione così profondamente inserita in un contesto assai specifico?

“Sappiate da subito che vi immergerete in un pezzo di società campana all’interno della quale è imprescindibile l’utilizzo della lingua locale: per cui dovrete far ricorso a un piccolo impegno interpretativo, se non la conoscete o comprendete troppo. Ma non è così difficile: da dovunque provengano, le emozioni sono universali.
L’altro filo rosso al quale poter fare riferimento è la favola immortale di Pinocchio. Quasi tutti i personaggi, a partire dal protagonista, rimandano spesso a quella: tenerla presente vi aiuterà a calarvi meglio nell’immaginario che vi propongo. 
Che altro aggiungere? Grazie della vostra attenzione nell’avermi letto sin qui, dopo di che... https://librochenonsai.altervista.org e buona esperienza a chi vorrà!”

Auguriamo all’amico e collega scrittore le migliori fortune per questa scelta innovativa e, soprattutto, attendiamo le sue nuove opere.




Immagini dell'intervista a cura di Lorenzo Crescitelli

                                       IL DESTINO DEGLI EROI


Incontriamo questa settimana il giovane giallista bergamasco Claudio Rota, che con l’ultima sua opera conclude una trilogia iniziata nel 2015 con L’ILLUSIONE, proseguita l’anno successivo con IL GUARDIANO DELLA LUCE e terminata ora con IL DESTINO DEGLI EROI, impreziosita dalla intrigante copertina creata da Gessica Pirola .

L’autore ha scritto anche altri due libri, TUTTI I COLORI DEL MONDO, giallo ambientato a Bergamo, e IO, ALE E LA DIMENSIONE DEL SOGNO dedicato ad Alex Del Piero. Tutti i suoi cinque romanzi sono stati pubblicati con Silele edizioni.

“Ciao Claudio, complimenti per la nuova uscita e spiegaci subito: cosa rappresenta questo romanzo?- Rappresenta la conclusione di un percorso e delle vicende dei vari personaggi, intrapreso con i due capitoli precedenti della saga: “L’illusione” e “Il guardiano della luce”. Questo libro si può leggere anche da solo, ma certamente seguire la traccia di quelli precedenti è meglio.”

“Chi sono i principali protagonisti?”- I più importanti personaggi sono Christian Kane, ex commissario di polizia, attualmente consulente del commissario di Los Angeles, Rachel Wind. Al loro fianco Selm Flower, lui stesso ex commissario che aiuta i due protagonisti a combattere il crimine e la malavita della città californiana.

“Perché il titolo IL DESTINO DEGLI EROI? Cosa vuol significare? - Perché destino ed eroi sono due parole che mi hanno sempre affascinato e perché nel romanzo si dimostra ancora una volta quanto per gli eroi sia una costrizione emozionale quella di dover combattere sempre, per gli altri e per loro stessi, nonostante a volte non vorrebbero più farlo per dedicare più tempo a famiglia ed amici.

“Raccontaci dove si svolgono le vicende. Sempre negli USA?”- Nel primo capitolo il sottofondo delle vicende è Chicago, la città americana con il maggior numero di delitti. Mentre nel secondo e nel terzo romanzo il tutto si svolge a Los Angeles. Collegati alle vicende dei personaggi e alla loro vita famigliare ci sono dei momenti anche in Italia, specialmente nella zona delle Cinque Terre che sono luoghi a me molto cari. 



“Come agiscono i criminali che vengono raccontati in questo capitolo conclusivo?” - Sono criminali spietati, senza paura e rispetto verso nessuno. Il loro unico fine è creare disagio, dolore e problemi agli abitanti di Los Angeles.

“Da cosa prendi ispirazione, visto che i tuoi romanzi sono ambientati negli Stati Uniti?” - Leggo molti gialli e poi essendo molto appassionato di cinema e serie tv, cerco di cogliere segreti per colpi di scena e personaggi da seguire. Inoltre per sensazioni, profumi ed immagini, prendo molto ispirazione da ciò che mi capita nella vita di tutti i giorni.

Ringraziamo Claudio per la sua intervista e auguriamo il miglior successo ai suoi romanzi già scritti e a quelli che vorrà regalarci in futuro.


  

  

                                           MI PIACE TANTO - di Teresa Capezzuto



Quante volte vi sarà capitato di dire “Mi piace tanto”, perché vi piace proprio
quel qualcuno o quel qualcosa al mille percento e ancora di più. Questo spirito,
rivolto ai gusti delle bambine e dei bambini dai tre anni in su, caratterizza il nuovo albo illustrato dell’autrice bergamasca Teresa Capezzuto. 

                Insegnante e giornalista, poetessa e scrittrice di narrativa, con attenzione alla letteratura per                  bambini e ragazzi, Teresa questa volta ha deciso come titolo di un libro proprio...

                                                                                   Mi piace tanto


Ben ritrovata, Teresa! Ho saputo che questo tuo nuovo racconto per
bambini, in rima, con le originali illustrazioni di Albertina Neri, è stato candidato da Edizioni il Ciliegio al Premio Nati per Leggere 2022. Un lancio col botto...

Sì, e ne sono fiera. Rappresenta un riconoscimento per la qualità dell’opera di
letteratura per l’infanzia e anche al percorso fatto fin qui nella narrativa e nella poesia. 
Quale messaggio vuoi lanciare con Mi piace tanto

Il   libro   inizia   con   una bambina   che   cavalca   un   Tirannosauro,   intento   a
sorseggiare una bevanda con una cannuccia, e con la prima enunciazione della piccola, alla quale piace tanto il suo grande e grosso amico T-Rex! E così via...
Largo alla spensieratezza, alla libertà e all’immaginazione!

Dopo le sillogi poetiche Autentica e  Particolare, il romanzo per ragazzi
#LoveTutorial , il racconto interattivo per la scuola primaria Gol alle porte del Sahara, gli albi per un pubblico prescolare La giornata è più bella  e  La banda delle scope, ora proponi un nuovo albo.

Certamente. Mi piace tanto è un libro che sorprende sempre, vuole divertire,
accendere la curiosità e aprire gli orizzonti. I bambini protagonisti si mettono  
alla prova come intraprendenti supereroi, facendo finta di essere personaggi
della fantasia o immersi in rocambolesche avventure quotidiane. I piccoli 
lettori si immedesimano in loro e il gioco è fatto.
Mi piace tanto   è davvero un albo illustrato consigliato per tutti i bambini che adorano dare libero sfogo all’immaginazione e ai più grandi per renderli più consapevoli dei gusti dei bambini. 

Certamente, dici proprio bene... 

 


Grazie Teresa, e per quanti vogliono tenersi aggiornati sulle tue pubblicazioni, questi sono i riferimenti del tuo sito personale 

 

www.teresacapezzuto.it e del canale 

www.youtube.com/TeresaCapezzutoautrice​

  NO VE DESMENTION – Richard Löwy e i ‘giusti’ della Val di Fassa


Una storia iniziata più di cento anni fa, ma che letta ai giorni nostri mostra un’inaspettata attualità anche oggi: parliamo di NO VE DESMENTION – Richard Löwy e i ‘giusti’ della Val di Fassa - opera prima di Chiara Iotti.

Già queste poche, iniziali righe contengono un intero mondo. Innanzitutto, l’uso di una lingua antica come il ladino, tuttora parlato in alcune tra le numerose vallate trentine, venete e friulane. Il titolo, come si può intuire, significa ‘Non vi dimenticheremo’, e l’ambientazione è la Val di Fassa in provincia di Trento. L’uso della lingua locale, che travalica i confini amministrativi e nazionali, è di per sé stesso creatore di comunità. Uomini e donne di diversa provenienza – italiani e austriaci, che parlano italiano e tedesco, si riconoscono nella parlata ladina, e attraverso questa annullano le reciproche diversità. 

Poi: i tempi. Il racconto narra le vicende di persone nate negli ultimi decenni dell’Ottocento, prosegue tra la Prima e la Seconda guerra mondiale, si spegne con la morte dei vari protagonisti negli anni successivi ma rinasce con il nuovo millennio, grazie al lavoro di ricerca e memoria dell’autrice. Un accavallarsi di almeno quattro diverse generazioni, esistenze che hanno attraversato più di un secolo e nello specifico il Novecento, quello delle immani tragedie. 

E ancora: il cognome Löwy, originario della Mitteleuropa, che richiama sia il leone (löwe in tedesco), sia – ma solo sul piano fonetico – il diffusissimo Levi, di tipica provenienza ebraica. Il protagonista, in effetti, è ebreo, ma trascorre la sua vita in una realtà prevalentemente cristiana senza alcuna contrapposizione, finché verrà anche lui travolto dalla follia nazista. 

Infine: la memoria delle guerre e delle loro tragedie. Il ‘non dimenticare’ non è solo puro esercizio accademico, ma necessità vitale per il presente e per il futuro che ci attende. Il romanzo scorre con l’incalzante rimbombo dei cannoni di sottofondo, che si fa parte stessa della narrazione; un passato che speravamo concluso, ma che vicende recentissime hanno purtroppo richiamato in essere e che si spera non deflagrino in un terzo e devastante conflitto internazionale. 

Molti temi, dunque, proposti attraverso l’utilizzo di un italiano forbito ed elegante e pur tuttavia così familiare, riconoscibile nei racconti degli anziani e nei loro ricordi. Una miscela di storie minute, rigorosamente con la ‘esse’ minuscola, che confluiscono e innervano la Storia con la maiuscola, il fluire delle vicende umane che si fa memoria collettiva.

Richard Löwy non è stato un eroe, bensì un ‘Giusto’, ovvero un uomo che ha vissuto con rettitudine e coscienza nei confronti di altri uomini e donne, come lui finiti nel tritacarne dell’orrore. Boemo di nascita, austriaco per formazione, ingegnere di professione e in seguito ufficiale austro-ungarico, si è battuto per la giustizia, senza operare distinzioni di nazionalità, lingua o religione. Il Comune di Moena, in ricordo del suo operato, gli ha conferito la cittadinanza onoraria oltre che dedicargli la via centrale del paese e un parco. 

Il romanzo di Chiara Iotti, docente lombarda appassionata di storia e innamorata della Val di Fassa, incentrato su questa figura di ‘Giusto’ scorre rapido e suscita autentiche emozioni, soprattutto nelle parti più buie, quando le ombre scure del male sembrano prevalere sulla luce della solidarietà umana. E con un’eco lontana di artiglieria che, come dopo le guerre mondiali, tutti speriamo si plachi quanto prima.

  

 OSTACOLI - nuovo giallo di Tommaso Landini, protagonista il commissario Roberto Poli


Abbiamo conosciuto Tommaso Landini un paio d’anni fa, durante la prima terribile ondata pandemica, quando ho presentato su questo mio blog il suo romanzo giallo ‘La sciarpa’. Ora il giovane scrittore, poeta e giornalista reggiano ha pubblicato in questi giorni il suo terzo romanzo, un poliziesco che per la terza volta vede protagonista il commissario Roberto Poli della Questura di Reggio Emilia.

Il caso si presenta subito assai complesso: nell’arco di pochi giorni vengono uccisi due impiegati del Credito Reggiano, immaginario istituto bancario situato nel cuore dell’Emilia, e un cliente della stessa banca. A Roberto Poli appare subito chiaro il filo rosso che lega le tre vittime, e proprio su questo inizierà a indagare. Tra scoperte importanti e false piste, il commissario si troverà ad affrontare un killer dalla mente malata, accecata da delirio di onnipotenza e sete di denaro. Però, si tratta di una psiche molto abile, capace di congegnare un piano complesso di trucchi e tranelli. Sarà sufficiente, questo, a depistare Poli e il suo team investigativo?

Va detto, per chi l’avesse dimenticato, che l’autore lavora in banca e quindi nella stesura della sua opera ha giocato in casa, sapendosi destreggiare con maestria tra bonifici, investimenti e particolari operazioni bancarie. Un pregio del libro è quindi quello di essere ambientato in un contesto specifico, ma senza aver costruito un muro davanti al lettore a causa di eccessivi tecnicismi. 

Un altro aspetto da sottolineare è la maggiore definizione della figura del protagonista Roberto Poli rispetto alle precedenti opere. Merito dell’autore, che è riuscito a scavare nei sentimenti del commissario evidenziando sia le sue mosse sul piano poliziesco, con l’inevitabile confronto con le cattiverie e le violenze del mondo, sia mostrando l’oasi di serenità rappresentata dal rientro a casa in qualità di novello padre e di trepido sposo. 

Confesso, infine, di essere rimasto colpito dall’affettuoso tratteggio della propria terra natia delineato dall’autore. Tommaso Landini mette in mostra l’Italia popolare e minore, quella che trascorre i pomeriggi a giocare a carte nei bar, o che agisce e lavora tra un bicchiere di Gutturnio piacentino e un assaggio di erbazzone e gnocco fritto. Il sottoscritto, che per motivi familiari da oltre quarant’anni frequenta il cuore dell’Emilia sanguigna e tenace, si è sentito davvero a casa. 

Evito, per ovvii motivi, di entrare nel dettaglio degli aspetti investigativi, dove una sola parola di troppo potrebbe risultare eccessiva. Da collega scrittore, posso però invitare a una lettura attenta della vicenda narrata da questo romanzo, che riesce a incuriosire il lettore centellinando gli indizi fino alle ultimissime pagine: come in ogni giallo che si rispetti, i colpi di scena la fanno da padrone.

Attendiamo quindi, quando l’autore deciderà, di interessarci a futuri e nuovi casi del commissario Poli.  


 "IL LICEO", NOIR AMBIENTATO A MILANO 

TRA IRONIA E INTROSPEZIONE PSICOLOGICA


Lorenzo Padovani è un promettente rampollo della Milano bene, dal curriculum accademico ineccepibile. Ricevere un incarico come docente nel prestigioso Liceo privato Modigliani, la scuola che forma l’élite della futura classe dirigente, è dunque il coronamento di un sogno, la possibilità di essere «tra i predestinati ad avere il meglio». Eppure, dietro la facciata di eccellenza, al Modigliani le cose non sono affatto come sembrano. Bullismo, vessazioni, disagio adolescenziale, a cui non danno alcuna risposta un corpo docente arrivista e una dirigenza quantomeno ambigua. Il suicidio di una studentessa, dietro al quale si celano molte zone d’ombra, sarà l’elemento decisivo affinché il protagonista decida di schierarsi dalla parte della verità, rischiando tutto in prima persona. La volontà di vederci chiaro sulla morte della ragazza, infatti, lo condurrà ad affrontare pericoli inattesi e i conflitti di coscienza che si creano quando si viene chiamati a scegliere tra etica e interessi personali.

L’ultimo pezzo di bravura di Alessandro Berselli, giallista bolognese, esplora tematiche che di rado trovano spazio nella letteratura di genere denominata ‘gialla’: l’educazione, il rapporto intergenera-zionale, l’accoglienza e il rapporto con chi è diverso da noi, l’assoluta competitività che coinvolge giovani e adulti. Il tutto, descritto con un tono brillante e ironico per un verso, ma anche riflessivo nei passaggi in cui si affrontano gli aspetti psicologici dei personaggi.

Sullo sfondo, l’ambientazione della ‘Milano da bere’ dei tempi odierni, apparentemente così diversa dalla progenitrice ma, in fondo, eterna-mente uguale nei tempi frenetici e nella ricerca di modelli di vita sempre più efficienti.

Un romanzo che si brucia in poche ore, avvinti dall’intreccio sempre più drammatico che via via coinvolge il protagonista – investigatore per caso – in un finale con sfumature thriller, che svelerà mediante i classici ‘colpi di scena’ una verità inaspettata.



                IL DIZIONARIO ODEPORICO DELLA PROVINCIA BERGAMASCA


L’autore, Claudio Tognozzi, bergamasco, di professione grafico, l’abbiamo già incontrato al momento della presentazione del suo libro CAVALLI DI FERRO. 

Questa volta ci parla di una sua nuova opera, il DIZIONARIO DI BERGAMO E PROVINCIA, 1819, scritto da un certo Giovanni Maironi da Ponte più di 200 anni fa. Ci colpisce, nel sottotitolo, un termine assai desueto, e cioè la parola ‘odeporico’. Gli chiediamo subito il significato.

“Odeporico” ci risponde “significa relativo a u viaggio. E in effetti, si tratta del resoconto dei viaggi compiuti da Giovanni Maironi da Ponte nei primi anni del XIX secolo per la città e la provincia di Bergamo, la quale, in quel periodo, comprendeva anche tutta la Valcamonica fino a Pontedilegno. Originariamente in tre volumi, con elencazione alfabetica dei paesi, è la raccolta dell’autore delle “notizie al fine di far conoscere la patria sotto tutti i rapporti che possono essere utili ed importanti”.

Ci puoi ricordare la figura dell’autore?

Il bergamasco Giovanni Maironi da Ponte fu un letterato, storico, geografo, e un appassionato ricercatore scientifico, con predilezione per la geologia. 

Lo studioso visse a cavallo tra il ’700 e l’800, periodo storico in cui Bergamo passò sotto il dominio di vari potentati (Repubblica Veneta, Repubblica Cisalpina, Regno d’Italia sotto il dominio francese e Impero Austriaco) e da tutti questi governi Maironi da Ponte ottenne importanti mandati, tanto che lo storico Bortolo Belotti di lui scrisse: “Aveva un così alto concetto dell’autorità, da accettare qualsiasi forma di Stato la esercitasse, facendo del suo meglio per il funzionamento delle istituzioni”. 

In particolare, Maironi da Ponte, fin dall’amministrazione veneta, fu incaricato di riordinare le carte dei confini orobici, compilando quindi un dettagliato archivio della provincia bergamasca, considerato ancora oggi un’utilissima fonte storico-geografica del territorio. 



Quindi questo libro scaturisce dalla sua esperienza professionale.

“In effetti, nel suo racconto “odeporico”, Maironi da Ponte non si esime dall’esprimere le sue valutazioni sulle vicende storiche bergamasche e italiane, esaltando il dominio veneto da poco concluso e stigmatizzando puntualmente le “crudeli, barbare, sanguinose guerre civili e accanite zuffe delle fazioni guelfe e ghibelline”. Interessante anche il criterio di selezione delle informazioni, che l’autore riporta nella sua introduzione per il lettore: “... alcuni eruditi amici, e varj parochi locali, a’ quali ebbi ricorso, cooperarono ad accrescere la massa delle mie cognizioni.”

Quali caratteristiche ha la tua nuova edizione?

“Il libro "Dizionario di Bergamo e Provincia" di 360 pagine a colori, stampato su carta speciale “premium”, è una riedizione digitalizzata del testo originale “Dizionario Odeporico della Provincia bergamasca”. Rispetto al libro originale, i testi qui riprodotti sono illustrati con una ricca documen-tazione iconografica del tempo (calcografie, xilografie, litografie, ecc.) e con una considerevole collezione di carte geografiche a colori della città di Bergamo e della provincia di Bergamo, che vanno dal XVI al XIX secolo. Inoltre, le località specifiche sono corredate da estratti di una carta del nord Italia del 1860 e da mappali comunali dei primi dell’Ottocento.”

Per chiudere, ringraziando Claudio per questo importante contributo storico e artistico, segnaliamo che il volume è acquistabile on line a questo indirizzo: https://www.amazon.it/dp/B09TR62CLK


                     LA VERITA' HA IL SAPORE DEL MARE Ho letto in anteprima, e l’ho apprezzato, il romanzo La verità ha il sapore del ma...