Paolo Aresi, amico giornalista e scrittore, nella sua carriera ci ha regalato diversi, ottimi romanzi. Nel 2004 ha vinto il premio Urania, il più prestigioso tra i concorsi letterari di fantascienza. È l’unico tra gli scrittori italiani di fantascienza al quale sia stato attribuito dall’Iau (Unione astronomica internazionale) il nome a un asteroide: si tratta del 332326 Aresi, pianetino che orbita nella fascia compresa tra Marte e Giove. Nonostante questo traguardo, Paolo è rimasto il ragazzo di sempre: scrive delle stelle, ma con i piedi per terra.

Lo incontro e mi mostra il suo ultimo romanzo, ‘La stella rossa di Kolorev’, uscito pochi giorni fa.

“Questo nome non mi è nuovo” gli chiedo.

“Certo” risponde, “questo è il terzo libro dedicato proprio all’ingegnere sovietico. Sono tutti e tre romanzi di fantascienza, si possono leggere ciascuno in maniera indipendente, sebbene siano collegati. Una vicenda che parte dal Korolev storico, reale, per poi lanciarsi in uno sviluppo improntato alla narrativa poco “fanta” e molto scientifica di A. C. Clarke e Stanislaw Lem.”

“Come mai questo personaggio è così importante?”

“Il 12 aprile del 1961, sessant’anni fa, l’uomo ha raggiunto lo spazio, per la prima volta nella sua storia. L’astronauta si chiamava Yuri Gagarin, ma la missione fu possibile grazie a un geniale ingegnere, Sergej Pavlovich Korolev, progettista di tutto il programma spaziale sovietico, fino alla sua morte, avvenuta il 12 gennaio 1966. Anche la navicella Sojuz, tuttora utilizzata dai russi con diversi miglioramenti, fu progettata da Korolev.”

“Quindi il personaggio è reale, ma la vicenda è immaginaria.”

“Una grande opera di fantascienza deve trarre alimento da una grande idea. La trilogia di Korolev parte da una scoperta sensazionale: il grande Progettista Capo del programma spaziale dell’Unione Sovietica, in realtà non è morto nel gennaio del 1966, ma viene rintracciato vivo, su Marte, alla fine del XXI secolo.”

“Da qui, come si sviluppa la vicenda?”

“In questo terzo e conclusivo romanzo, Korolev guida l’equipaggio dell’astronave Marco Polo dal pianeta Eris, all’estrema periferia del Sistema Solare, a Nemesis, la stella nana rossa, spesso ipotizzata dai nostri astronomi (ma mai rintracciata), a un anno luce dal Sole. Per poi lanciarsi in una cavalcata interstellare fino ad Antares, perché laggiù è custodito il segreto dei Costruttori, della loro fuga dalla Terra e da Marte, centomila anni prima. E qui è custodito anche l’altro mistero: chi è e dove si cela il vero e grande Nemico dell’umanità.”

“Come definisci questa tua ultima fatica letteraria?” gli chiedo prima di salutarlo.

“Si tratta di una space opera astronautica che spalanca scenari mozzafiato su temi astrofisici che affascinano, dalla materia all’energia oscura, alle Trasformazioni di Lorentz. Un romanzo cosmico, quindi, e profondamente umano. 

Forse il più intenso, il più stupefacente che ho scritto.”


Eliana Liotta, giornalista e autrice di best seller come La Dieta Smartfood, L’età non è uguale per tutti e Prove di felicità, l’abbiamo già incontrata su questo blog in occasione della presentazione de La rivolta della natura. Prestigiosa di firma due rubriche settimanali, una su Corriere Salute e una su Io Donna, vincitrice del premio Montale per la saggistica, del premio Vivere a spreco zero e del premio Giuditta, vicepresidente del Teatro Dal Verme di Milano, oggi ci parla del suo ultimissimo libro uscito in questi giorni.


 “Per salvare l’ambiente” esordisce, “non basta più, anche se aiuta, andare in giro in bici, comprare un’auto ibrida e ricordarsi di spegnere le luci. Non è sufficiente pensare solo a petrolio e carbone, come ci avverte l’Onu. Il riscaldamento globale non potrà arrestarsi senza modificare il nostro sistema alimentare, da cui dipende un terzo delle emissioni di gas serra, responsabili dell’aumento delle temperature.” 

“Qual è la soluzione?” le chiediamo.

“Oggi è il cibo a rappresentare una via per riformulare un equilibrio tra l’uomo e il pianeta. Il cibo che ci salverà, questo mio nuovo libro, presenta per la prima volta una riflessione che parte da un approccio scientifico duplice, ecologico e nutrizionale, con la consulenza di due partner d’eccellenza: lo European Institute on Economics and the Environment (EIEE, Istituto europeo per l’economia e l’ambiente) e il Progetto EAT della Fondazione Gruppo San Donato.”

“Un forte messaggio ecologista, dunque.”

“Sì, ma attenzione: il tipo di cibo che si mangia è molto più importante del fatto che sia locale o biologico, così come del tipo di sacchetto che si utilizza per portarlo a casa dal negozio. Siamo quello che mangiamo, diceva Feuerbach, ma oggi questo non basta più, perché quello che mangiamo cambia il mondo.”

“Alcuni esempi?”

“Un recente studio di Nature ci dice che quello che da quello che mangiamo e dalle attività connesse, quindi l’allevamento, l’agricoltura, la lavorazione, l’imballaggio e la spedizione, dipende un terzo delle emissioni di gas serra prodotte dall’uomo. Inoltre, la carne rossa fornisce solo l’1% delle calorie alla popolazione della terra, ma rappresenta il 25% di tutte le emissioni che derivano da agricoltura e allevamento. E ancora: gli allevamenti intensivi contribuiscono anche alla formazione di polveri sottili, le PM 2,5, le particelle piccolissime in grado di penetrare nei polmoni e di immettersi nel sangue. Sono tutte risultanze scientifiche emerse negli ultimi anni.”

“Perché verremo salvati dal cibo, allora?”

“Le cinque diete proposte all’interno del libro posseggono un grande potenziale di mitigazione delle emissioni di gas serra, oltre che essere vantaggiose per la salute. Non bisogna rinunciare del tutto alla carne rossa per fare la differenza: si può scegliere di essere ecocarnivori, riducendone il consumo. Ma sono le fonti proteiche vegetali, come legumi, cereali integrali e frutta a guscio, le opzioni più rispettose del clima. In generale, noi occidentali dovremmo raddoppiare il consumo di vegetali rispetto agli attuali standard.”

Salutiamo Eliana ringraziandola per la sua continua opera di divulgazione in campo scientifico, oggi più che mai essenziale per imparare a vivere in un mondo più equo e accogliente per tutti.  

"Sciesopoli è un'arca che ha avuto troppa vita dentro".

“In me vive l’eredità della gente di montagna: muratori, emigranti, contadini e io racconto la mia terra.” Aurora Cantini, scrittrice e poetessa bergamasca, si descrive così nel suo profilo social. Dopo “Un rifugio vicino al cielo”, edito da Silele, torna a narrare le vicende della nostra provincia con “Nel cuore di Sciesopoli” (editore Velar).

“È una storia vera” mi racconta Aurora, “quella dell’ex colonia fascista a Selvino dalla sua inaugurazione nel 1933 fino alla sua chiusura nel 1985. All’interno vi sono testimonianze dirette di chi a Sciesopoli ha lavorato e vissuto, inservienti, lavoranti, maestrine, piccoli balilla ed ebrei, bambini dell’Ospedale Santa Corona e dell’Istituto Assistenziale, quelli senza famiglia e quelli dell’estate, gli orfani di guerra e gli scolari di Scuola Natura.” Il libro è una narrazione ricca e sfaccettata che racconta gli abitanti di Selvino che giocavano con i bambini ebrei, o quelli che portavano viveri, dal panettiere al taxista, alla banda, ai custodi Angelo, Domenico, Teresina con le loro storie… il tutto impreziosito da più di 200 fotografie di Sciesopoli come era e come è, molte donate da chi ha lavorato e vissuto a Sciesopoli o dagli ex bambini che in quel luogo ritrovarono un pezzo della loro infanzia. Una casa, una scuola per tanti bambini ed un posto di impiego per molti selvinesi e abitanti dell’intero Altopiano. “Una vicenda lunga oltre mezzo secolo” commento. “Certo” risponde. “Poi c’è stato il recupero di questi ultimi anni, con l’inaugurazione del MuMeSe – Museo Memoriale Sciesopoli Ebraica Casa dei Bambini di Selvino - ha permesso al possente edificio di ritrovare una ribalta attraverso numerose iniziative di commemorazione e di memoria che hanno visto attivarsi Associazioni, Istituti Scolastici e Assessorati. Questo” conclude con emozione, “è il mio quindicesimo libro. Un libro davvero speciale! Carico di memoria, di speranza, di vita, di infanzia ritrovata. Una testimonianza della mia terra, che non deve essere mai dimenticata.”




 

                     LA VERITA' HA IL SAPORE DEL MARE Ho letto in anteprima, e l’ho apprezzato, il romanzo La verità ha il sapore del ma...