Incontro Sara Filice, giovane autrice calabrese conosciuta in Bergamasca poco tempo fa, che tra le mani tiene con orgoglio il suo romanzo "FIGLI DELLA LUNA - Bimbi perduti", uscito da pochi mesi. E' un libro importante, oltre 400 pagine, ambientato in un luogo particolare - le campagne d'Inghilterra - e soprattutto in un'epoca ancor più particolare, i primi anni dell'Ottocento. Di fatto, una vicenda di due secoli fa. E' la storia di due fratelli che non sanno di esserlo, che lotteranno insieme per diventare grandi attraversando un'epoca difficile, cercando di ritagliarsi un mondo in cui vivere liberi la loro infanzia; in una società ancora troppo legata a tradizioni e pregiudizi, che rifiuta il diverso e rinnega i sogni in nome della virtù morale. Senza una guida, ma uniti da un legame che è destinato a sopravvivere al tempo.

Le chiedo perché si sia dedicata a un'opera così impegnativa. Innanzitutto, sono rimasto colpito dal livello qualitativo della tua scrittura. A fronte di giovani che ormai si esprimono con pochissime parole, ho invece trovato il tuo libro anche "bello" sul piano stilistico, scritto in una lingua ricca e oserei dire 'colta'. Questo immagino derivi dalle tue letture, alle quali devi aver dedicato molta attenzione. Quindi, quali sono i tuoi autori preferiti?

"Apprezzo molto le letture in cui il personaggio cresce e si sviluppa, anche se come credo tutti i giovani mi sono avvicinata alla lettura grazie al fantasy, ho una passione per gli storici ambientati nel medioevo. I miei maestri di questo genere sono Bernard Cornwell, autore della quadrilogia che narra le avventure dell'arciere inglese Thomas di Hookton durante la sua militanza nella guerra dei cento anni; e poi la nostra Carla Maria Russo, autrice della Sposa Normanna, un affascinante affresco sulla vita di Costanza d'Altavilla, madre di Federico II di Svevia. Comunque i primi libri che ho letto non si scordano mai, e hanno ancora un posto speciale nel mio cuore. La caverna del tuono, Pasta di drago, Zanna bianca e Il figlio dei ghiacci, ma anche il ciclo della fondazione di Asimov e titoli di autori sconosciuti qui in Italia, come La lista dei desideri dimenticati o L'angelo di Marchmont Hall."

Mi pare di aver percepito che questa tua opera abbia anche avuto un ruolo taumaturgico, che ti ha permesso di superare qualche momento difficile della tua vita.

"Sì esatto. Tutto Figli della Luna nasce grazie a Victor, uno dei due protagonisti, che con la sua inarrestabile forza mi ha fatto ritrovare la voglia di scrivere dopo tre anni di stop causato da alcuni problemi con una casa editrice. Victor mi ha aiutato a ritrovare la passione per la scrittura ma non solo, grazie a lui ho letteralmente sbloccato la mia vita, che è cambiata da quel momento in poi. Per questo ho sentito il bisogno di donare a sempre più lettori figli della luna, perché chi come me sta affrontando una qualunque crisi riesca a trovare nella forza di Victor quella scintilla necessaria a ricominciare."

Venendo al libro, mi ha incuriosito la scelta del tempo e del luogo delle vicende narrate. Non penso sia stato casuale...  sei forse appassionata di storia inglese di due secoli fa?

"La storia inglese mi ha sempre affascinato, mi sento molto vicina a questo paese pur non essendoci mai stata e ho sempre letto con interesse ogni romanzo ambientato lì. In particolar modo per Figli della luna mi sono ispirata a un altro grande romanzo della letteratura Vittoriana, ovvero Cime tempestose di Emilie Bronte. Ma la mia suggestione nasce per la prima volta dopo aver letto Il Ritratto di Dorian Gray sui banchi di scuola."

Questo romanzo propone diverse tematiche, le principali delle quali secondo me sono due: il rifiuto del diverso, rappresentato dall'albinismo - piaga peraltro ancora presente al giorno d'oggi - e l'amore fraterno, che muove la storia dei due protagonisti. Ma sottotraccia ve ne sono altre: puoi brevemente accennarle?

"Certo. Come ti dicevo prima, ho creato questo romanzo affinché chiunque possa trovare forza nelle vicende dei protagonisti e dei personaggi che ruotano loro attorno. Per questo ho deciso di parlare di temi sempre più attuali al giorno d'oggi, come la povertà, la violenza contro le donne, l'immigrazione, il bullismo. Quasi tutti temi che, in modo più o meno grave, mi hanno toccato da vicino."

Ultima domanda, che non può mancare per una giovane scrittrice: quali sono i tuoi progetti futuri? Stai magari pensando a un seguito de I figli della luna?

"Progetti ne ho tanti. Innanzitutto sto per ultimare il seguito di Figli della Luna, dal titolo La Fiamma e il Corvo. Dopo questo ci sarà l'ultimo volume della trilogia e poi mi dedicherò a un'altra storia che avevo nel cassetto da un po' e che forse stavolta riuscirò a regalare ai lettori. Di certo il mio progetto più grande è quello di continuare a raccontare, vedremo cosa mi riserva il futuro."

Ringrazio Sara e le auguro il miglior proseguimento della sua carriera di scrittrice. 


 

Il testo “La costruzione della Privilegiata Strada ferrata Ferdinandea Lombardo-Veneta da Milano a Venezia”, realizzato dall'amico Claudio Tognozzi che già ha frequentato questo blog, racconta la realizzazione della ferrovia Milano-Venezia. Corredato da molte illustrazioni e cartografie, e con l’aggiunta di interessanti contributi tratti da libri e riviste ottocentesche, i cui testi sono qui evidenziati da pagine con un fondino giallo-antico, l'opera si rivolge agli autentici appassionati di storia e di sviluppo della tecnica degli ultimi due secoli. In Italia, le prime strade ferrate sorsero sotto la spinta di una non ancora ben definita modernizzazione o per motivi di prestigio. Addirittura, lo stimolo iniziale dei regnanti locali per costruire le due prime ferrovie italiane a Napoli e a Milano fu quello di trarne un mero vantaggio personale, cioè quello di recarsi comodamente alla propria reggia di villeggiatura.

All’anno 1840, ben 11 anni dopo la nascita della prima ferrovia inglese, in tutto il nord Italia esisteva solo la piccola tratta Milano-Monza di 13 chilometri. La grande costruzione della “Ferrovia Ferdinandea” che collegava Milano con Venezia, voluta e finanziata dall’Austria, iniziò nel 1841 e si concluse ufficialmente nel 1857. In pratica, 16 anni di lavori, con serrate discussioni sulle grandi opere, come il viadotto sulla Laguna veneta, e anche sul percorso, come la contrastata questione del passaggio per Bergamo, che per un decennio fermò a Treviglio la linea sul lato milanese; inoltre, lo scoppio della guerra d’indipendenza del 1848 che ne rallentò l’opera. Poi il Regno d’Italia, con le vittoriose guerre d’indipendenza del 1859 e 1866, la acquisì totalmente... e gratis! 

Tra i pochi ma significativi interventi del nuovo regno ci fu la nuova Stazione centrale di Milano del 1865, con il riassetto del sistema ferroviario della città, e la bretella Treviglio-Rovato del 1878, che tagliò Bergamo, abbreviando di 19 km il percorso.
Nell’ultima parte del libro è riportato il corposo racconto di uno scrittore, Matteo Benvenuti, che nel 1875 compì un viaggio sulla ferrovia Milano-Venezia, cogliendo l’occasione per descrivere, nello stile narrativo dei tempi, la storia e la geografia, l’architettura e l’arte, l’economia e la politica di tutte le province, città e località toccate dal treno, regalandoci così una preziosa e gradevole “guida turistica” dell’epoca.



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