Eliana Liotta, giornalista e autrice di best seller come La Dieta Smartfood, L’età non è uguale per tutti e Prove di felicità, l’abbiamo già incontrata su questo blog in occasione della presentazione de La rivolta della natura. Prestigiosa di firma due rubriche settimanali, una su Corriere Salute e una su Io Donna, vincitrice del premio Montale per la saggistica, del premio Vivere a spreco zero e del premio Giuditta, vicepresidente del Teatro Dal Verme di Milano, oggi ci parla del suo ultimissimo libro uscito in questi giorni.
“Per salvare l’ambiente” esordisce, “non basta più, anche se aiuta, andare in giro in bici, comprare un’auto ibrida e ricordarsi di spegnere le luci. Non è sufficiente pensare solo a petrolio e carbone, come ci avverte l’Onu. Il riscaldamento globale non potrà arrestarsi senza modificare il nostro sistema alimentare, da cui dipende un terzo delle emissioni di gas serra, responsabili dell’aumento delle temperature.”
“Qual è la soluzione?” le chiediamo.
“Oggi è il cibo a rappresentare una via per riformulare un equilibrio tra l’uomo e il pianeta. Il cibo che ci salverà, questo mio nuovo libro, presenta per la prima volta una riflessione che parte da un approccio scientifico duplice, ecologico e nutrizionale, con la consulenza di due partner d’eccellenza: lo European Institute on Economics and the Environment (EIEE, Istituto europeo per l’economia e l’ambiente) e il Progetto EAT della Fondazione Gruppo San Donato.”
“Un forte messaggio ecologista, dunque.”
“Sì, ma attenzione: il tipo di cibo che si mangia è molto più importante del fatto che sia locale o biologico, così come del tipo di sacchetto che si utilizza per portarlo a casa dal negozio. Siamo quello che mangiamo, diceva Feuerbach, ma oggi questo non basta più, perché quello che mangiamo cambia il mondo.”
“Alcuni esempi?”
“Un recente studio di Nature ci dice che quello che da quello che mangiamo e dalle attività connesse, quindi l’allevamento, l’agricoltura, la lavorazione, l’imballaggio e la spedizione, dipende un terzo delle emissioni di gas serra prodotte dall’uomo. Inoltre, la carne rossa fornisce solo l’1% delle calorie alla popolazione della terra, ma rappresenta il 25% di tutte le emissioni che derivano da agricoltura e allevamento. E ancora: gli allevamenti intensivi contribuiscono anche alla formazione di polveri sottili, le PM 2,5, le particelle piccolissime in grado di penetrare nei polmoni e di immettersi nel sangue. Sono tutte risultanze scientifiche emerse negli ultimi anni.”
“Perché verremo salvati dal cibo, allora?”
“Le cinque diete proposte all’interno del libro posseggono un grande potenziale di mitigazione delle emissioni di gas serra, oltre che essere vantaggiose per la salute. Non bisogna rinunciare del tutto alla carne rossa per fare la differenza: si può scegliere di essere ecocarnivori, riducendone il consumo. Ma sono le fonti proteiche vegetali, come legumi, cereali integrali e frutta a guscio, le opzioni più rispettose del clima. In generale, noi occidentali dovremmo raddoppiare il consumo di vegetali rispetto agli attuali standard.”
Salutiamo Eliana ringraziandola per la sua continua opera di divulgazione in campo scientifico, oggi più che mai essenziale per imparare a vivere in un mondo più equo e accogliente per tutti.
Buongiorno a tutti e grazie Roberto dell'invito al tuo blog. Direi che da ambientalista quale sono ..non c'è cosa migliore della lettura di queste tematiche , specialmente in questo periodo .Facendo parte di un circolo pesarese da anni , in particolare Legambiente , condivido molti punti del libro , anzi noi promuoviamo da anni certe modalità alimentari e abitudini salutari .
RispondiEliminaUn cordiale saluto da Barbara .
Buongiorno , qualche commento amici lettori ? Intanto buona giornata
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