LE STORIE DEL CORVO: un libro che è un blog, un blog che è un... LIBRO CHE NON SAI
Difficile incontrare un uomo così appassionato di libri e scrittura come il poliedrico Carlo Crescitelli. Avellinese, quasi sessantenne, così si descrive: “In parallelo ad altre attività professionali, ho praticato la scrittura sin da giovane: racconti, romanzi, saggi, articoli, blog, sceneggiature. Opero ad oggi all'interno dell’associazione culturale “Riscontri”, per conto della quale curo la pubblicazione di raccolte antologiche, tengo rubriche di attualità editoriali, effettuo interviste, scrivo recensioni, conduco videoappuntamenti social."
La sua ultima fatica s’intitola “Le storie del corvo”, primo thriller direttamente pubblicato sul blog dell’autore.
Gli chiediamo il perché di questa scelta.
“Perché ho scelto di pubblicare interattivamente via blog questo mio nuovo lavoro, invece di veicolarlo attraverso il consueto canale ufficiale del libro e delle librerie? Perché mai come stavolta volevo sentirmi libero, non dovermi confrontare con pastoie, vincoli, limiti, conformità, rischi di indifferenza dietro l’angolo. Stavolta volevo essere io, proprio io e soltanto io, in prima persona e senza filtri, a conservare, tenere ben saldo il controllo di come avrei di volta in volta dialogato con il mio pubblico. Anche a costo di sacrificare qualche prospettiva commerciale; ma si sa, può succedere, se senti di avere davvero qualcosa da dire.”
E quindi come hai proceduto?
“È nato così il mio blog IL LIBRO CHE NON SAI, con il doppio obiettivo e la doppia funzione di fungere da mio personalissimo osservatorio e forum di discussione sullo stato dell’arte e di salute della nostra editoria indipendente, e contemporaneamente di proporre una versione alternativa a puntate, riscritta appositamente per la nuova veste web scelta, di un mio noir inedito sinora abbastanza apprezzato e richiesto, ma forse non ancora fino in fondo ben capito in tutto il suo potenziale espressivo.”
Sbaglio o potremmo definirlo un “legal thriller?"
“Mio padre era un magistrato. Uno di quelli che nella giustizia ci ha sempre creduto. E io, da bambino e poi da ragazzo, respiravo in casa la sua delusione, la sua voglia di fare di più che emettere sentenze a misfatti e disastri compiuti, il suo desiderio di essere parte attiva di una società migliore, che non si limitasse a sanzionare ex post, ma provasse invece a capire, educare, accompagnare.
Il protagonista del mio romanzo, diversamente da papà che fu un giudice appassionato per tutta la sua vita, decide invece di gettare la toga alle ortiche, di uscire da un ruolo in cui si ritrova scomodo e impotente, mentre, fuori dall’aula giudiziaria, la vita continua imperterrita e spietata. E di fare a modo suo quel che può per le vittime: per tutte le vittime, da ambo le parti, per chi ha dovuto subire suo malgrado la mannaia di un destino di violenze e di sangue, e per chi è stato suo malgrado ridotto ai reati che lo macchiano e lo marchiano. Ha deciso di raccontare tutto questo: di raccontare LE STORIE DEL CORVO.”
Come affrontare allora una narrazione così profondamente inserita in un contesto assai specifico?
“Sappiate da subito che vi immergerete in un pezzo di società campana all’interno della quale è imprescindibile l’utilizzo della lingua locale: per cui dovrete far ricorso a un piccolo impegno interpretativo, se non la conoscete o comprendete troppo. Ma non è così difficile: da dovunque provengano, le emozioni sono universali.
L’altro filo rosso al quale poter fare riferimento è la favola immortale di Pinocchio. Quasi tutti i personaggi, a partire dal protagonista, rimandano spesso a quella: tenerla presente vi aiuterà a calarvi meglio nell’immaginario che vi propongo.
Che altro aggiungere? Grazie della vostra attenzione nell’avermi letto sin qui, dopo di che... https://librochenonsai.altervista.org e buona esperienza a chi vorrà!”
Auguriamo all’amico e collega scrittore le migliori fortune per questa scelta innovativa e, soprattutto, attendiamo le sue nuove opere.
Immagini dell'intervista a cura di Lorenzo Crescitelli
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