A "CUORE APERTO"


Questa volta vi presento una giovane dalla grandissima forza d’animo, Sana El Aoud, che ringrazio per aver condiviso la sua storia.

La sua malattia cardiaca inizia a presentarsi intorno agli 8 anni e prosegue per altri 4, finché il padre prende l’ardua decisione di portarla in Italia, visto che le cure fino a quel momento ricevute in Marocco non erano state sufficienti.

Dopo un trapianto di cuore, la sua vita cambia per sempre: pur dovendo assumere farmaci antirigetto tutti i giorni, con il cortisone che la gonfia molto, dopo circa 3 mesi riprende a studiare e andare in bici. Riesce insomma ad avere una vita “quasi” come quella dei suoi coetanei, aiutata anche dai suoi cardiologi con cui ha creato un legame indissolubile.

Nell’agosto 2020 viene colpita da una forte polmonite che viene curata con terapie durissime, antibiotici, diuretici e molti altri farmaci nefrotossici: come conseguenza i reni iniziano a perdere la loro funzionalità andando ad appesantire anche il lavoro del cuore, già non proprio in stato ottimale.

Alla fine, deve accettare di subire un trattamento di dialisi, che le permette recuperare la serenità, che è la prima terapia.

A chi inizia un percorso di dialisi, Sana suggerisce di accettare la situazione così come è, di non sentirsi condannati ma adattare la propria vita a questo nuovo vincolo, cercando sempre il conforto in persone fidate.

Infine, Sana vuole rivolgere un appello per la sensibilizzazione sull’importanza della donazione di organi, per la quale trova vi sia ancora tanto, troppo, scetticismo e disinformazione. Perché donare è un atto d’amore: chiunque nel proprio piccolo può diffonderne l’importanza, contribuendo alla possibilità di accorciare le lunghe liste di attesa.

A noi, Sana ha rilasciato una breve intervista che riportiamo.

1) Raccontaci da quale Paese provieni, da quanti anni sei in Italia e perché ti trovi qui.

Sono nata in Marocco e sono in Italia dal 2001. Sono venuta con mio padre per cure mediche. 

2) La tua prima sensazione quando ti hanno comunicato che avresti dovuto subire un trapianto: paura o speranza? 

Rabbia. L’ho vissuta come una cosa ingiusta, crudele, emotivamente una sconfitta.

3) Come ti sei trovata in Italia negli anni successivi all’operazione? Hai subito forme di razzismo, magari non esplicite, per la tua provenienza o per motivi religiosi?

Sì naturalmente. Le discriminazioni sono ovunque, l’importante è scindere l’amore delle persone vere che io ho avuto la fortuna di incontrare. 

4) Oggi la tua famiglia come è composta? Che attività svolgi?

Io e mio marito. La mia famiglia finalmente è venuta in Italia nel 2014 e li vedo due o tre volte all’anno. 

5) Purtroppo, ti si sono presentati altri problemi di salute. Come li vivi, ancora tra paura e speranza o l’esperienza precedente ti ha cambiata?

Non si è mai pronti di fronte al dolore. Ho sofferto ancora, parecchio. Paure e notti insonni nuovamente si sono affacciati alla mia vita. Dopo alcuni mesi di turbinio emotivo ho deciso di accettare la situazione perché non avevo scelta. 

6) Hai scritto un libro sulla tua vita, intitolato Cuore aperto. È un’idea che ti ha suggerito qualcuno o ti sei mossa da sola? Qualcuno ti ha aiutato e seguito nella stesura?

È stata un idea mia incoraggiata da molte persone che mi circondano. Sì, mi ha aiutato mio marito e una mia amica. Non tanto nella stesura del testo quanto nel farmi le domande affinché io approfondissi meglio il racconto. 

7) Come vedi il tuo prossimo futuro e anche quello… più lontano. Scriverai ancora?

Lo vedo rosa. Mi vedo Sana e forte, realizzata e serena. La dialisi è solo un ricordo lontano, sono libera, vivo in mezzo al verde con mio marito e, idealizzando il mio futuro ideale, anche con i nostri figli. 


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