SENZA CAPO… NÉ CODA?

“Quale consiglio darebbe agli aspiranti scrittori?”
“Cominciate a scrivere solo quando sapete già come andrà a finire. Così potrete concedervi qualsiasi excursus, rimanendo padroni della storia.” (Gianrico Carofiglio, intervista al Corriere della Sera del 24 novembre 2019)
Questa è una delle due domande che mi vengono rivolte più spesso durante le presentazioni dei miei romanzi (l’altra, se il mio nome sia autentico oppure uno pseudonimo, ma questa è un’altra faccenda).
Sembra paradossale: un romanzo – soprattutto se poliziesco - va pigliato, o meglio, iniziato, proprio dalla coda, non dall’inizio. Così, una volta definito ‘chi fa cosa’ (chi muore, chi spara, chi fugge, chi indaga, chi ama, chi soffre…) si pensa all’incipit, poi a delineare i personaggi, a scandire i colpi di scena, infine ai dialoghi, alle ambientazioni…
La narrazione scorrerà veloce, perché tutto sarà coerente con la scena finale senza mai perdere il filo.
Tutto chiaro, quindi? Mica tanto. Altre autorevoli voci di scrittori sostengono esattamente l’idea opposta, con motivazioni tuttavia valide.
Magari ne parliamo un’altra volta.


6 commenti:

  1. Post molto interessante.
    Lo scrittore è quindi padrone dei suoi personaggi? Non capita mai che uno di essi decida ad un certo momento di dire una cosa diversa, di prendere una direzione altra rispetto a quella scelta per lui?
    Fuori di metafora, come si gestisce l'imprevisto? Un'idea prima non presa in considerazione, uno spunto arrivato tardi...
    Grazie e complimenti!

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    1. Nel prossimo post, se avrà la pazienza di seguirmi, pubblicherò un diverso parere di un altro autorevole scrittore. Poi, sempre se interessato, esporrò quello che penso io quando creo le mie trame. Grazie per l'attenzione e a presto.

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  2. Io lavoro con molti poeti (un po' di tutto; agente, correttore, talent scouting, fantasy changing), lì le cose stanno al contrario di come dice Carofiglio. A lui stesso consiglierei di cambiare cognome.

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    1. Nel prossimo post, se avrà la pazienza di seguirmi, pubblicherò un diverso parere di un altro autorevole scrittore. Poi, sempre se interessato, esporrò quello che penso io quando creo le mie trame. Grazie per l'attenzione e a presto.

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    2. In effetti però Carofiglio ha avuto un successo più che buono senza cambiare cognome 😉

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    3. Per quanto vedo dalle esperienze mie e di altri colleghi scrittori, l'assunzione di pseudonimi è abbastanza rara, credo inoltre che non incida in modo particolare sulle vendite.
      Il caso Elena Ferrante è una operazione di marketing sicuramente abile, ma nulla più. Contano i suoi libri che sono davvero apprezzati.

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