"La magia della narrativa è proprio questa: puoi sapere bene da dove cominci, quali sono le poste in gioco, definire ambientazione e caratteristiche di chi ci si muove dentro, ma mai sarai sicuro di dove e come andrà a finire la tua storia.
Evito, per ovvi motivi, di paragonarmi a un maestro come De Giovanni. Mi è però capitato spesso, durante la stesura di un romanzo, di vedere qualche personaggio "uscire dalle pagine" e iniziare a vivere una propria esistenza. Un paio li ho quasi immaginati a girar per casa, quasi fossero parte di me stesso...
Credo sia un’esperienza comune per chi scrive. Maurizio De Giovanni, in una intervista al Corriere della Sera di qualche mese fa, la descrive con impareggiabile maestria: I Bastardi di Pizzofalcone, per esempio, hanno decisamente preso il comando. Costituiscono un sistema gravitazionale complesso, così articolato che è quasi impossibile, anche per chi ne deve raccontare le traiettorie, stabilirne le singole orbite. Meglio lasciarli andare, mettendosi a osservare che cosa decideranno di dire o fare quando si troveranno esposti alle altissime temperature di un delitto che, inevitabilmente, si riverbererà sulle vite personali, sui rapporti e sulle relazioni, sugli incontri e sui cambiamenti.”

5 commenti:

  1. Io mi ritrovo molto nella frase pronunciata da De Giovanni, così come nel tuo successivo commento. Nel mio piccolo di scrittore dilettante, ho riscontrato quanto sia vero quello che lo scrittore napoletano sembra voler dire: la storia emana dallo scrittore, è attentamente pensata e costruita prima della sua stesura; ma poi, spesso, prende una vita autonoma, e va a finire dove tu, scrittore, non avresti pensato. A me, nello scrivere il mio secondo giallo "La sciarpa", è successo proprio questo: avevo concepito la mia storia in un determinato modo e...mentre la scrivevo, è persino cambiato quello che doveva essere l'assassino, e il modo in cui verrà scoperto. TL

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    1. Ti confesso che dei miei quattro romanzi, nessuno è finito come l'avevo immaginato. I personaggi, se creati bene, prendono talmente vita che alla fine quasi decidono loro... o forse è la necessità di maggior coerenza interna alla storia che prende il sopravvento sul pensiero dell'autore.
      Ora per il quinto ho ipotizzato ben tre diversi finali. Vediamo come va...

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  2. Mi scrive Adriana, mia affezionata lettrice: "Mi sembra che la pensiate quasi allo stesso modo. Io non sono una scrittrice, non saprei dire se partire dalla fine o aggiornare il racconto mano a mano, ma immagino che alla fine forse siano i personaggi a cercare l'epilogo della loro storia. Mi piace molto leggere quanto modi vi sono di creare la trama di un romanzo e ti ringrazio. Mi raccomando, continua a scrivere."
    In effetti, quando durante le presentazioni mi porgono la consueta domanda: 'come si fa a scrivere un romanzo?' mi trovo sempre in imbarazzo, perché un vero e proprio modo non c'è, ogni scrittore ha la sua tecnica e la sua sensibilità . Quello che conta, a mio avviso, è che il libro soddisfi i lettori.
    Grazie Adriana per il tuo pensiero e a presto col prossimo romanzo che uscirà tra pochi mesi.

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  3. Mi scrive una cara amica, che vedo raramente ma so essere attenta e competente lettrice:
    "Mi piace pensare al personaggio che sfugge alla penna dello scrittore, esce dalle pagine del romanzo ed entra a far parte della vita del lettore. Credo che questo sia uno dei motivi del fascino della lettura. Nella mia esperienza, queste figure, che siano i protagonisti del racconto o figure minori, che siano positivi o negativi, leggeri o tormentati, rimangono anche quando si arriva alla fine del romanzo ed è il momento di chiudere il libro. Spesso poi, si scopre che in realtà non ti hanno lasciato: li ritrovi nella vita quotidiana o un giorno, così, all'improvviso riemergono dalla memoria."

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    1. Lo confesso: a volte ho ceduto. Ho modificato la trama, anche se solo parzialmente, per non colpire a tradimento un mio personaggio. Un paio addirittura , nel disegno originario, dovevano soccombere, ma non ce l'ho fatta.
      Non è un bel segno per uno scrittore, comunque. Empatia sì, pietà no.
      Cercherò di non ricascarci ancora.

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