Oggi vi ripropongo Roberto Robert, già recensito per FINCHÈ SUONA LA
CAMPANA.
Con questo suo romanzo 'IL FETORE DEI SOLDI' si è guadagnato il quarto
posto al PREMIO INTERNAZIONALE CUMANI QUASIMODO, prestigioso premio letterario.
E merita davvero Roberto le nostre più vivide congratulazioni per questo volume
in cui è riuscito a raccontare con dovizia di ingredienti, oltre 130 anni di
storia bergamasca e non solo.
Il suo racconto parte dalla Svizzera e con la musica lirica nelle casse ci
fa viaggiare con tanto di limousine e Maserati dalla via Priula al salone delle
meraviglie di S. Pellegrino, al centro di Zogno e giù per i vari paesi
bergamaschi fino a farci accomodare nei palchetti del Donizetti e nei palazzi
del borgo piacentiniano.
Ci fa percorrere, per mefistofeliche strade, le vie che il denaro traccia,
percorre ed insegue, le storie di una famiglia di bancari. Strade che come le
fila di una ragnatela si spandono per mezzo mondo. Fili vischiosi e resistenti
intessuti da una vedova nera che con astuzia secerne corde che uniscono la
classe elitaria con la criminalità straniera. In oltre un secolo di storia
bancaria, politica e locale ci racconta di costumi e di musica, di prestigio e
debolezze.
“Parte son di una latebra, del gran tutto: oscurità” canterà il vecchio
basso Tarcisio Pasta, interpretando la famosa aria del Mefistofele. E con un
fischio finale in playback, ci servirà l'inganno e la magia dei trucchi che i
bari più infingardi della finanza e della politica mettono in scena.
Ho ritrovato, in questa lettura, l'aderenza alle regole degli svizzeri,
l'abnegazione al lavoro dei bergamaschi, l'arrivismo prerogativa dei colletti
bianchi, la resistenza femminile ai giochi di potere e al malaffare, l'incanto
di Città Alta e della musica lirica. Lady d'acciaio, uomini probi, maschi
meschini vittime delle loro stesse debolezze, ma soprattutto soldi. Tanti
soldi. Quelli degli azionisti di una banca, quelli delle truffe colossali e dei
giri loschi della criminalità. Quelli dei risparmiatori che come formichine
accantonano per una vita o delle cicale che nei vizi scialacquano. E poi. Non è
facile fare una ricostruzione lunga e laboriosa di quest‘ultimo frenetico
secolo senza rischiare di perdersi. Ma la capacità narrativa è la sua libertà,
la volontà di donarci tanto la sua schiavitù.
Bravissimo Roberto Robert. Ci vedremo presto a Boltiere per raccontare un altro
dei suoi capolavori.
Grazie per questo omaggio! La voglia di raccontare tanto è la tua libertà e la tua schiavitù! E ti siamo tutti grati perché riesci a coniugare così bene libertà e schiavitù! Grazie
RispondiEliminaIl giusto omaggio ad un romanzo che merita di essere letto e riletto, perché sa intrattenere ma anche far riflettere sulla storia e sull'attualità. Descrizioni evocative e personaggi affascinanti in una vicenda - o più vicende - molto coinvolgenti! Complimenti!
RispondiEliminaHo letto i commenti a questo libro e li condivido in pieno. Romanzo scritto molto bene, ora corro in libreria a comprare anche l'ultimo. Ciao Adriana
RispondiEliminaIl giusto tributo ad un romanzo davvero ben scritto e avvincente!
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