Dopo "Le vele dello sciamano", a breve Sandro Pinello proporrà "Il volo dell'asceta"


D.: Ciao Sandro, a poco più di un anno dalla pubblicazione de “Le Vele dello Sciamano”, mi racconti com’è andata? 
R.: Buongiorno a te. Chi ha letto il romanzo, lo ha accolto positivamente, spesso con vero entusiasmo e aggiungerei con sorpresa. È una storia capace di coinvolgere sin dalle prime battute, che si lascia ben presto apprezzare, sia per il contenuto e sia per gli intrighi che ne determinano gli sviluppi. Credo proprio che la migliore gioia per uno scrittore sia data dalla soddisfazione manifestata dai propri lettori. Ebbene, quest’obiettivo è stato centrato in pieno. 
D.: Trama a parte, come ti sei regolato nella narrazione per toccare le corde emotive del lettore?
R.: Non voglio essere saccente e neppure lezioso, eviterei dunque inutili discorsi attinenti alla tecnica dello scrivere, o la preparazione culturale dell’autore, o ancora la fantasia che lo ispira; dico soltanto che il linguaggio e la forma devono essere genuini, sinceri e vicini alla sensibilità della gente.
D.: Se ben ricordo, il romanzo è nato da un’ispirazione che definirei onirica.
R.: Di norma, una storia di fantasia nasce da un evento fortuito, legato a un incontro, a una frase sentita in metropolitana o in tv, a una circostanza di cronaca, a un’emozione del momento. Ed è quello che capita anche a me. Nel caso specifico de “Le Vele dello Sciamano”, è successo esattamente come accennavi, un sogno, o un vezzo della mia fantasia, se preferisci, scaturito dal nulla nel corso di un dormiveglia mattutino, un’idea che si è sostituita con prepotenza a tutte le altre, spegnendole senza ritegno, obbligandomi a saltare giù dal letto e ad accendere il portatile, ancor prima di correre in cucina a prendere il caffè. 
D.: Vogliamo accennare alla trama de “Le Vele dello Sciamano”?
R.: Il romanzo è ambientato in un mondo immaginario, nel quale le passioni, i sentimenti, i desideri, non sono affatto dissimili da quelli che noi tutti proviamo e sperimentiamo nella normalità del quotidiano vivere. La cornice è costituita dall’eterna lotta fra il bene e il male, che sin dai tempi più remoti, ahimè, caratterizza l’esistenza del genere umano. È una disputa infinita, nel corso della quale i buoni e i cattivi si confrontano senza che gli uni riescano, in maniera definitiva, a prevalere sugli altri. Sono i cosiddetti corsi e ricorsi della storia, di cui spesso si parla. Il romanzo non può che soggiacere a questa ferrea e ineludibile regola. Nello scenario descritto, prendono forma molte altre componenti della vita di tutti i giorni: gli amori, che devono confrontarsi con gli ostacoli della vita e che spesso finiscono malamente, prescindendo della volontà e dai desideri di chi li vive, andando a infrangersi contro ostacoli tanto imprevedibili, quanto inevitabili. Le passioni impossibili, i contrattempi, i colpi di scena, le disgrazie, la follia, arricchiscono e completano la pietanza. Non mancano, com’è normale che sia, i momenti di spensieratezza, di leggiadria, di stravagante esaltazione, e persino quelli che spingono alcuni personaggi a progettare il futuro in chiave di felicità. Salvo scoprire, e capiterà ad alcuni di essi, che la felicità è un bene effimero, che si lascia sfiorare, ma non fermare, e che, a tempo debito, scivolerà via come acqua fra le dita.
D.: Tutto questo accade ai tuoi personaggi?
R.: Certo che sì. Ovviamente mi sono limitato a dare alcune indicazioni di massima, ma ti confermo che il racconto comprende le situazioni a cui ho fatto cenno, rendendo la storia articolata, avvincente, ricca di situazioni inaspettate e di scossoni improvvisi.
D.: Mi rifaccio alla prima domanda, molte persone hanno letto il romanzo, quali sono stati i commenti?
R.: La trama è piaciuta molto, e questo è fondamentale. Credo, però, che gli apprezzamenti più gratificanti riguardino il coinvolgimento emotivo che il lettore subisce durante la lettura, soffrendo e godendo insieme ai personaggi, a seconda delle circostanze. Potrei raccontare diversi aneddoti di gente che ha esternato la gioia di avere letto il libro, esprimendosi nella maniera più originale o se vogliamo meno ortodossa, ma semplificherò il concetto, dicendo che in molti mi hanno contattato, nei modi più disparati, non soltanto per compiacermi, ma soprattutto per chiedermi se fossi intenzionato a dare seguito alla storia con una successiva pubblicazione, manifestando, in questo senso, un desiderio personale e spontaneo.  
D.: A questo punto, mi sembra doveroso affermare che il romanzo ha saputo conquistare la fiducia e l’interesse del lettore.
R.: Vero. D’altra parte, se il lettore non è coinvolto da una buona trama sin dalle prime pagine, che lo inchioda alla poltrona e gli fa perdere il sonno o l’appetito, è facile immaginare che il libro rimarrà quasi del tutto intonso e relegato nell’angolo più polveroso della sua libreria. Posso affermare con piacere che questo, a “Le Vele dello Sciamano”, non è capitato.
D.: Torno a una delle precedenti risposte, a quando accennavi che il tuo pubblico si aspetta che la storia abbia un seguito. Ci stai pensando?
R.: In realtà, e in più occasioni, ho avuto modo di confermare che il seguito sarebbe arrivato. Oggi sono in grado di parlare in termini più concreti. Giusto alcuni giorni or sono, ho terminato la stesura del secondo episodio, dal titolo “Il Volo dell’Asceta”. Mi servirà ancora qualche settimana per dargli i necessari ritocchi, poi il libro sarà inviato all’editore. Mi spingo ad azzardare una previsione: “Il Volo dell’Asceta” sarà pubblicato durante la prossima primavera.  
D.: Un’ottima notizia per i tuoi lettori.
R.: Lo spero.
D.: Sappiamo tutti, quanto siano stati complicati gli ultimi due anni, sia da un punto di vista sanitario che sociale. Con l’avvicinarsi delle feste natalizie, cosa ti senti di dire? 
R.: Desidero augurare a tutti un Natale sereno e un nuovo Anno di svolta e di ripresa, con l’auspicio che le tante sofferenze dei giorni nostri, e del nostro recente passato, possano terminare al più presto, restituendo a noi tutti quella normalità che tanto ci è mancata e che tanto ci continua a mancare.   
D.: Come ci salutiamo?
R.: Parlavamo di Natale e di feste, quale migliore occasione per concederci qualche ora di leggiadra evasione, facciamolo nella maniera più semplice e tradizionale, mettiamo sotto il nostro albero di Natale, e sotto l’albero delle persone a noi care, un buon libro, accuratamente impacchettato e bene infiocchettato, meglio se “Le Vele dello Sciamano”.   
Grazie, Sandro, e buon Natale.
Grazie a te e a chi ci legge. Felice Natale a tutti.            
              


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